Quello che (non) ho
Inauguro oggi, sulla scia del programma di Fazio e Saviano (nella foto) questa nuova sezione del mio blog che prende appunto anche il nome di quella trasmissione [Quello che (non) ho].
Porterò qui parole "che ho" e che "non ho", parole per me comunque importanti, sia personali che legate al mio lavoro di sviluppatore web in provincia di livorno, ma non tanto per la loro definizione tecnico/lessicale, ma per quello che significano per me, nella mia memoria, nella mia persone e nel mio sentire individuale e sociale.
Inaugurerò questa nuova sezione con la parola INQUIETUDINE.

La parola è inquietudine è una parola che di norma è connotata negativamente. L'inquietudine invece per me, può anche essere positiva; può essere intesa come un moto rivoluzionario dell'anima, uno spirito vivo come il fuoco che cerca vie alternative (a quella attuale) di realizzazione.
E contiene in sè, strutturalmente e lessicalmente, un dolce paradosso, quell'essere "in quiete" che è inquietudine sotterranea, organica ma non apparente, non subito visibile.
Corpo in quiete che dentro scalpita, cerca e indaga. Proprio un recente studio che leggevo qualche giorno fa dimostrava che le persone inquiete hanno un mente più mobile, viva e creativa. L'inquietudine tiene sempre accesa una parte mentale che è ricerca continua e dunque costante costruzione di possibilità.
Può essere sicuramente "stancante", ma anche molto emozionante.
Molta parte della mia vita si è costruita (e credo si costruirà) sulla spinta di questa "sana inquietudine".

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