Questa settimana mi sono ritrovato più volte ad affrontare il discorso virtuale/reale, con clienti, amici, leggendo libri.. Stiamo andando verso una vita reale possibile solo se si è pre-ceduti al virtuale. In precedenza ceduti. Altrimenti si rimane invisibili, esclusi, in una parte di mondo out, fuori dalla mappatura. Il selvaggio è fuori dalla rete.
Il web si fa attuatore di intenti e portatore di attività, di lavoro, di guadagni e di vita. Ma fa di più: ci fa Essere, qui - ora - là - nel tempo.



Essere Ontologico Contemporaneo per Eccellenza.

Prevedere lo sviluppo ultimo di questa direzione mi da un senso di vertigine come pensare l'Universo.  Però, quello che sento, è che c'è come una trapasso avanti/indietro, un senso meccanico del virtuale che non ce la fa creare persistenze significative nella nostra corteccia. E' come una lieve assuefazione. Un'intangibile che apparentemente ci guida ma poi, alla fine, se non c'è realtà, se non c'è corpo e nervi e sangue, si rimane vuoti.

Dunque è bene farci esseri virtuali, se e solo se, siamo già sos-tenuti da forti radici terrene. Altrimenti al vento voliamo via.
Il virtuale è un mondo per vecchi.

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